Valutazione del rischio negli stabilimenti termali


Il primo problema specifico connesso con l'utilizzo/contatto con acqua termale è costituito dalla temperatura dell'acqua stessa che è generalmente compresa tra 30 e 40 °C, sia perché naturalmente sgorga in tale intervallo sia perché riscaldata.

Il secondo problema legato alle caratteristiche delle acque termali è quello di possedere una flora batterica propria che favorisce la formazione di biofilm e che non può essere eliminata come precisato con il D.L.4 agosto 1999 n°339, art.6 che recita "è vietato sottoporre l'acqua di sorgente ad operazioni diverse da quelle previste all'art.5; in particolare sono vietati trattamenti di potabilizzazione, l'aggiunta di sostanze battericide barreriostatiche e qualsiasi altro trattamento suscettibile di modificare il microbismo dell'acqua di sorgente".

Le applicazioni termali individuate dal Ministero della Sanità 15 Dic. 1994 sono:
Fanghi con e senza doccia d'annettamento
Bagni con o senza idromassaggi
Grotte, cure inalatorie (inalazioni, nebulizzazioni, e polverazioni aerosol, docce nasali, humages), insufflazione endotimpaniche, irrigazioni vaginali, docce rettali, cure idroponiche, percorsi vascolari.

A queste tipologie individuate dal Ministero si aggiungono i servizi erogati dalle SPA (Salus per Aquam) con e senza utilizzo di acque termali.

Tra tutte queste applicazioni quelle maggiormente a rischio sono:
Cure inalatorie
Bagni ad idromassaggio
Docce

Risulta quindi evidente come l'elevato rischio e l'impossibilità di trattamenti di disinfezione dell'acqua costringano a definire con molta attenzione la Valutazione del rischio, ma soprattutto la Gestione del rischio che dovrà prevedere una serie di interventi manutentivi frequenti e rigorosi.